Federico Cornelio Emiliano, figlio di Arturo Cornelio Emiliano, Magister Secundus della Camera dell'Inquisizione, come suo padre non poteva esimersi dal compiere il suo dovere di portare la parola di Sigmar ovunque il cielo toccasse l'orizzonte.
A
bordo della “Invigilus” solcava i mari verso la terra ai più sconosciuta:
Lustria.
Già
alcuni reggimenti dei mercanti di Tilea avevano provato a esplorare queste
terre, pochi tornarono. Ancora meno erano in salute. La maggioranza erano
pazzi.
I
soldati parlavano di serpenti volanti alati, di piante che si muovono e ti
avvolgono, di lucertole grandi come galee e di creature che possono spostare
montagne e fiumi solo posando su di loro lo sguardo. Follia!
Nessuno
dei loro racconti era credibile.
Hanno
tutti confessato la loro eresia.
Hanno
trovato la pace nell'oblio.
La
Camera aveva ordinato al capitano e alla sua banda di esplorare e riportare
informazioni su questa terra e lo
autorizzava, con una bolla, all’epurazione di ogni forma di magia non
autorizzata.
Se in
questo luogo c'erano sacerdoti e sciamani eretici dovevano trovare la punizione
tra le fiamme di Sigmar.
Qualcuno
bussò alla cabina di Federico mentre stava pensando al viaggio.
Salvador
aprì la porta.
-Posso Capitano?-
Federico
aveva voluto con sé i suoi tre migliori cacciatori di streghe, nonché suoi
amici: Salvador, Willem e John, provenienti da tutto l'impero. Essi erano parte
dell'ordine della Fiamma Bianca , un ordine segreto fondato dal padre di
Federico che si occupava di operazioni al di fuori dei territori di Karl Franz
su diretto ordine del Grande Teogonista. I tre, vestiti con i loro abiti
bianchi, erano come fiamme nel buio dell’eresia e portavano morte alle streghe
e agli eretici.
–
Siamo quasi giunti a destinazione, Federico.
Ordini?-
–
All'arrivo stabiliamo un perimetro, facciamo
campo base e montiamo la guardia. E' tutto-
Salvador fece un cenno e uscì dalla cabina.
Le sue origini erano tileane ma era scappato presto
da quelle terre. Corruzione, violenza e mercenari prepotenti avevano fatto
scappare la sua famiglia da Tilea. Dopo la fuga crebbe a Parravon dove si era
stabilito con i famigliari dopo il lungo viaggio. Fu lì che conobbe il prete
che lo introdusse alla Fiamma Bianca all'età di 17 anni. Ora combatte con
vigore per Sigmar.
Sul ponte, il prete Martin urlava e sbraitava su
quanto Sigmar volesse che i marinai si impegnassero di più e come il suo
martello poteva finire laddove non batte il sole in ognuno di loro se non ci
mettevano olio di gomito nei loro compiti. Willem e John erano seduti sui
barili a pulire le armi e fare il filo alle spade ridendo di ogni sbraito del
prete di Sigmar.
Willem era un ubriacone nelle taverne di Altdorf e il
vizio del bere gli è rimasto, ha sempre con sé le fiale di liquore che nasconde
agli altri spacciandole per veleno per le armi. Rimane comunque uno dei più
temuti e rispettati cacciatori della Fiamma.
Il suo compagno John era una persona risoluta. Rosso
di capelli e alto più del normale per un uomo dell’Impero, si capivano
palesemente le sue origini del Nordland. Testardo e irascibile era solito agire
in solitaria ignorando spesso gli ordini del capitano ma di quest'ultimo aveva
la stima per la sua risolutezza.
Le urla e le incitazioni di Martin comunque non
coprivano il chiasso che in cambusa facevano i pazzi fanatici dei flagellanti.
Un gruppetto di personcine per bene con un’accesa
propensione alla violenza quando non pregano Sigmar e non predicono, la fine
del mondo a colpi di flagello.
Martin aveva promesso all’Ordine di prendersi cura di
loro e aveva chiesto a Federico di poterli portare in Lustria, sarebbero
serviti sicuramente.
Nelle stanze più buie della coperta vi erano due
figure assai misteriose. I loro nomi erano stati dimenticati da tempo. Erano
sicuramente parenti di qualche esponente importante dell’Ordine ma erano ancora
inesperti per poter esser chiamati Cacciatori.
Fratello Metallo e Fratello Ardente erano i loro
soprannomi.
Il primo indossava la corazza incisa di preghiere,
compresa la maschera e il secondo era solito portare in battaglia un pesante
martello benedetto e un braciere sul capo.
Federico uscì dalla sua cabina e con un balzo sulle
sue spalle si pose Malasorte, il gatto nero ipertrofico ultimo ed unico membro
della sua famiglia. Furono i Norsmanni con una razzia nel suo villaggio a
portargli via la moglie e la figlia. Malasorte riuscì a sopravvivere e
strappare un occhio a un predone prima di dileguarsi nelle ombre. Dalla
scoperta della tregedia, Malasorte divenne l’ombra e l’angelo custode del
capitano. Malasorte era talmente coraggioso che non aveva neanche paura dei
mastini dell'ordine della Fiamma Bianca.
Trapper, Scar, Virtus e Malocchio, i Mastini del
Capitano, erano da anni i più affidabili servitori di Federico e di Sigmar. Un
osso o una gamba da staccare era un ottimo premio e a loro non serviva altro
per essere soddisfatti e felici.
Questa avventura rendeva orgoglioso Federico.
Poggiandosi sul parapetto del ponte di coperta, respirava a pieni polmoni
l'aria di mare e la brezza gli
accarezzava il volto, forse era lo spirito della moglie che gli donava
coraggio.
Oramai non vedeva l'ora di sbarcare a terra e portare
la parola di Sigmar nella giungla, andando a caccia degli sciamani e sacerdoti
eretici e del fantomatico serpente alato...sempre che esista.